Memorie dal sottosuolo - 12-02-02 - Nicola Pagliarulo. |
Torno ad esprimere un pensiero, manifestando tutta la mia solidarietà a quanti stiano patendo le sciagurate sventure del sottosuolo telesino. A costoro ed alle persone di coscienza, l’invito di adoperarsi affinché tutto sia superato. Per coloro i quali sono la causa primaria dei disastri idrogeologici ( e non si tratta di cataclismi, sfortuna o casualità ), auguro una travagliata vita su questa terra anche se, si sa, hanno già stipulato tutte le assicurazioni necessarie…
IL PROLOGO
Nella speranza che, come le “metafore” di Pablo Neruda, pochi pensieri facciano vivere sogni illuminanti…come al caro “postino” Troisi …nonostante il Cile …malgrado il cuore …tutto ha una fine, le idee sono sempre un inizio… N.P.
IL SUO DELIRIO
“…anzi, per quel che riguarda me, io in vita mia ho solo portato all’estremo quel che voi non avete osato portare nemmeno a mezza strada, considerando, per di più, la vostra vigliaccheria come una forma di buonsenso e, in tal modo, vi siete consolati, ingannando voi stessi. Per cui io, risulterei ancor più vivo di voialtri. Ma via, guardate un po’ più attentamente! Ma se non sappiamo nemmeno più dove vive, adesso, quel che vive…e che cos’è…e come si chiama… Amare l’uomo come se stessi, secondo il comandamento di Cristo, non è possibile…sulla Terra la legge delle personalità impaccia. L’io è di ostacolo. Cristo soltanto, poteva farlo… Ma basta…non ho più voglia di scrivere “dal Sottosuolo”…F.M.D.
L’EPILOGO
“Lo smascheramento, recitato fino a quel momento dal protagonista, diviene tutto a un tratto reale. Non è più soltanto una confessione dell’uomo del sottosuolo, inevitabilmente infida e a doppio taglio, come tutto ciò che dice, non è più un disperante sforzo di giocare a nascondino tra le antitesi: è il crollo, improvviso, totale, di tutto l’edificio di idee, maschere e fantasmi che egli si era andato costruendo nei suoi quarant’anni. Non per nulla, la reazione istintiva di lui è la paura ed il bisogno di vendetta. Fino a quel momento, tutto ciò che l’aveva ferito o oppresso, egli era riuscito pur sempre a farlo rientrare come un ulteriore ingranaggio nella gran macchina della sua consapevolezza ipertrofica, carceriera e Grande Inquisitrice, di quella prigione vivente che è egli stesso” I.S.
P.S. Ed è in quella stessa prigione che marcisce, dalla nascita, il nostro protagonista. Una condanna interiore. Forse gli saranno risparmiate galere che negli anni ha ampiamente guadagnato. Magari continuerà, imperterrito, ad elargire sentenze e sorrisi, sottraendo danari e illusioni… …ma, come il protagonista, la sua verità: “ io sono una persona malata…io sono una persona cattiva…io sono uno che non ha niente di attraente”.
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